la vera storia dell’Italia – 4^ parte – la vergogna di Bronte
Siamo nella provincia di Catania, alle pendici dell’etna.
Anche allora, come oggi, la contrapposizione era tra i ricchi e i poveri. (e qua sarebbe stato semplice inserire una battuta, ma come detto, non me la sento). I primi continuavano ad arricchirsi sulle spalle dei poveri, che si impoverivano sempre di più. Da un lato i latifondisti, proprietari terrieri capeggiati dagli eredi dell’inglese nelson, quindi coloro che avevano praticamente permesso a Cavour di avviare la rapina al regno, e dall’altra i braccianti, i ‘comunisti o comunali’, capeggiati dall’avocato Lombardi.
Siciliani!
“Io vi ho guidati una schiera di prodi, accorsi all’eroico grido della Sicilia, resto delle battaglie lombarde.
Noi siamo con voi! e noi non chiediamo altro che la liberazione della vostra terra. Tutti uniti, l’opera sarà facile e breve. All’armi dunque!
Chi non impugna un’arma è un codardo e un traditore della patria. Non vale il pretesto della mancanza d’armi. Noi avremo fucili; ma per ora un’arma qualunque basta, impugnata dalla destra d’un valoroso. I municipi provvederanno ai bimbi, alle donne, ai vecchi derelitti.
All’armi tutti!
La Sicilia insegnerà ancora una volta, come si libera un paese dagli oppressori colla potente volontà d’un popolo unito”.
14 Maggio 1860
G. Garibaldi
Fu questo proclama ad illudere i poveri e i braccianti che ora si aspettavano una redistribuzione delle terre tra chi ne era stato il legittimo proprietario, il popolo, prima che i ricchi inglesi le avessero in dono dai borboni. Si aspettavano finalmente il riscatto sociale non sapendo che, allora come oggi, le parole servono solo a farti capire in ritardo, quando ormai nulla più puoi opporre, che ancora una volta qualcuno ti sta fottendo.
Tutto cambia affinchè nulla cambi. Allora come oggi.
I primi tumulti popolari e le proteste dei ‘comunali’ mettono sul chi va là i latifondisti che, ovviamente, mal digeriscono le legittime richieste del popolo. La casta è casta e va si rispettata, ebbe a dire un bel po’ di anni dopo il principe de curtis nella celeberrima ‘livella’. Cominciano le repressioni da parte del potere, con arresti e intimidazioni nei riguardi di molti popolani. È la scintilla che fa appiccare l’incendio, nel senso letterale del termine, a decine e decine di case ed edifici, tra cui il teatro e l’archivio comunale. A nulla servono le incitazioni dell’avvocato Lombardo a non fare uso della violenza. Comincia una caccia all’uomo guidata da tal Gasparazzo, tra i più facinorosi perchè già vittima della prepotenza di un notabile e ora accecato dall’odio, e il primo bersaglio individuato dal popolo fu il notaio Cannata, primo artefice degli arresti precedentemente eseguiti. l’improvvisato tribunale del popolo condanna a morte sedici notabili. L’arrivo del colonnello Pulè, siciliano anch’egli, e grazie alla mediazione dell’avvocato Lombardo con i rivoltosi, portò una sorta di stop alle armi. I più facinorosi seguirono gasparazzo sulle montagne, gli altri tornarono alla loro quotidianità.
Il sor peppe inviò a bronte il sor bixio, il quale, dopo Aver cacciato pulè, la mattina del 2 agosto del ’60, dichiarò il paese colpevole di lesa umanità e ordinò lo stato d’assedio intimando di consegnare qualsiasi arma detenuta in casa. Stava facendo rispettare la legge, potrebbe dire qualcuno. O piuttosto stava tutelando gli interessi della ducea nelsoniana, da cui era stato informato dell’accaduto e che gli aveva chiesto di ricambiare l’appoggio che gli inglesi stavano dando alla conquista del regno? Sta di fatto che Bixio non rinunciò ad incassare la tassa della guerra, una gabella oraria che il popolo doveva pagare al proprio “liberatore”, tipo le strisce blu di oggi. E poco contava se le avesse o no, se non li aveva li doveva trovare. Una esattoria precursora di equitalia. Cominciò comunque una lotta di poteri e varie furono le delazioni nei confronti dei nemici storici dei singoli. Fu così che colui che pacificamente e nel pieno rispetto della legge avrebbe voluto la redistribuzione delle terre ai contadini, l’avvocato lombardo, fu segnalato a bixio come il maggior responsabile della sommossa. Bixio creò un tribunale misto di guerra che, in meno di 4 ore, decise la sorte di ben 150 persone. Furono condannati a morte l’avvocato lombardo,insieme ad altre quattro persone: Nunzio Ciraldo Fraiunco,lo scemo del villaggio, innocuo e mai violento, Nunzio Longi Longhitano, Nunzio Nunno Spitaleri e Nunzio Samperi. La sentenza venne eseguita all’alba del 10 agosto. I condannati vennero portati nella piazzetta antistante il convento di Santo Vito e collocati dinanzi al plotone d’esecuzione. Alla scarica di fucileria morirono tutti ma nessun soldato ebbe la forza di sparare a Fraiunco che risultò incolume. Il poveretto, nell’illusione che la Madonna Addolorata lo avesse miracolato, si inginocchiò piangendo ai piedi di Bixio invocando la vita. Ricevette una palla di piombo in testa e così morì, colpevole solo di aver soffiato in una trombetta di latta. per ammonizione, i cadaveri furono lasciati esposti al pubblico insepolti. Il Fraiunco fu indicato tra coloro che andavano giustiziati poiché “dovevano essere in 5 e ne avevano individuati solo 4”
La vergognosa pagina brontiana si chiuse con un proclama di bixio.
Abitanti della Provincia di Catania!
Gli assassini, ed i ladri di Bronte sono stati severamente puniti – Voi lo sapete! la fucilazione seguì immediata i loro delitti – Io lascio questa Provincia – i Municipi, ed i Consigli civici nuovamente nominati, le guardie nazionali riorganizzate mi rispondano della pubblica tranquillità!… Però i Capi stiino al loro posto, abbino energia e coraggio, abbino fiducia nel Governo e nella forza, di cui esso dispone – Chi non sente di star bene al suo posto si dimetta, non mancano cittadini capaci e vigorosi che possano rimpiazzarli. Le autorità dicano ai loro amministrati che il governo si occupa di apposite leggi e di opportuni legali giudizi pel reintegro dei demanî – Ma dicano altresì a chi tenta altre vie e crede farsi giustizia da sé, guai agli istigatori e sovvertitori dell’ordine pubblico sotto qualunque pretesto. Se non io, altri in mia vece rinnoverà le fucilazioni di Bronte se la legge lo vuole. Il comandante militare della Provincia percorre i Comuni di questo distretto.
Randazzo 12 agosto 1860.
Ancora una volta il popolo fu vittima della propria fiducia verso i potenti che a parole si erano schierati dalla loro parte.
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